La famiglia di Enrico Medi

La famiglia di Enrico Medi

Enrico Medi ed Enrica Zanini

Enrico Medi ed Enrica Zanini

Nel 1949, distintosi ormai come uno dei più importanti geofisici italiani, ne diviene presidente, guidando l’ING alla preparazione e all’approvazione della legge sismica del 1956.
In questi anni Enrico vive anche un periodo ricchissimo per la sua vita personale.
Durante il primo anno di insegnamento conosce Enrica. I due scoprono di condividere tanto, per sensibilità e formazione spirituale e umana.

Quando si conoscono, nel 1933 (a San Pietro, durante la cerimonia di apertura della Porta Santa), Enrica è matricola alla Facoltà di Chimica.
Conseguita la laurea si iscrive alla Facoltà di Farmacia di Perugia per subentrare nella nuova attività di famiglia dei Medi, una farmacia che il professor Arturo ha rilevato a Roma. In questi anni tra i due c’è una fittissima corrispondenza, un desiderio di essere sempre e comunque vicini, e di affidare le loro vite e la loro scelta alla cura del Signore.

Nel 1938 si sposano. Dalla loro unione nascono sei figlie: Maria Beatrice, Maria Chiara, Maria Pia, Maria Grazia, Maria Stella, Maria Emanuela. Dai loro nomi traspare la devozione della coppia alla Madre Celeste.
Nel corso del tempo la famiglia si stabilisce definitivamente nei pressi di Roma, a Torre Gaia, in una villa in cui Enrico vuole costruire una cappella privata in cui custodire l’Eucarestia, segno concreto di una “presenza” in più in famiglia.

Proprio in questa cappella, suo rifugio preferito, in cui si celebra la messa, le sue figlie riceveranno i sacramenti, e quasi tutte vi si sposeranno.

 

Già in precedenza, tra impegno politico e apostolico, tra dedizione per la ricerca scientifica e tentativi continui di divulgazione delle scoperte fatte dalla scienza, la famiglia svolge per Enrico un ruolo fondamentale, affrontando per lui numerosi sacrifici, accettando impegni, spostamenti continui, assenze.
È proprio nel burrascoso periodo che segue il 1953 che la famiglia si rivela come l’unica solida e sicura in un sistema di relazioni che a poco a poco si sgretola intorno a Enrico e che tende improvvisamente ad isolarlo.
Mentre tutti a poco a poco lo abbandonano, i suoi cari rimangono lì, accanto a lui, sostenendolo come sempre hanno fatto nelle sue scelte.

L’unità è una delle principali caratteristiche che, secondo Enrico, si devono riscontrare all’interno di un nucleo famigliare. Nei sui interventi su famiglia, amore, matrimonio, ribadisce più volte l’importanza della vita non come una sommatoria di eventi, di luoghi, di relazioni, ma come una “unità  sostanziale”, che acquisisce senso ancora maggiore nella vita di famiglia, orientata verso Dio, animata dal suo esempio, e per questo vissuta in una sorta di intimità con Cristo, che proprio nella famiglia passa la maggior parte della sua esistenza terrena.
Probabilmente è questo il motivo per cui Enrico colloca nella sua casa una cappella (dedicata – guarda caso – alla Sacra Famiglia), in cui ritirarsi in preghiera e in cui celebrare alcuni importanti eventi.
Probabilmente è questo il motivo per cui, quando viene nominato presidente dell’ I.N.G., nel trasferirsi a Roma sceglie una casa a Torre Gaia, alcuni chilometri fuori città, pur di riservare alla moglie e ai figli uno spazio vitale in cui vivere insieme, a contatto diretto con la natura, i momenti più intimi della giornata.

“Dobbiamo seriamente pensare a una casa umana per una famiglia umana: una casa per tutti, che abbia il calore del focolare, che sia asilo, protezione, nido per le nuove generazioni”.

Enrico parla così in una delle sue conferenze, ammettendo che il suo ideale di famiglia sia un luogo dove trovare ogni giorno pace e concordia, serenità, unità tra tutti i componenti.
Naturalmente una famiglia di questo tipo si basa su una confidenza e su una apertura tra genitori e figli che non è sempre immediata, ma che va costruita  poco a poco nel tempo. La progressiva consapevolezza dei genitori di non essere padroni dei figli che hanno generato, ma di lasciar compiere loro un cammino del tutto personale, senza però far mancare il proprio sostegno, può essere un modo efficace per costruire rapporti tessuti di verità e di sincerità, di confronto libero e di rispetto reciproco.

“Diciamo ai bimbi cose reali; diciamo le cose come sono.” – continua Enrico – “Non dico che sia necessario dire tutta la verità; ma quel che diciamo sia verità”. In questo modo non si lascia spazio alla solitudine, perché anche nei momenti di lotta interiore la famiglia potrà essere un luogo dove trovare conforto, dove reperire un valido aiuto, e dove essere certi di un sostegno.
Da questa prospettiva Enrico, nella sua veste di padre, riconosce ai piccoli una dedizione di amore e di fiducia che molto spesso viene tradita dagli adulti. Spesso egli riconosce che sono proprio i “grandi” a ingannare i “piccoli”, a far prevalere il loro egoismo sul bene del figlio. Generare un figlio è come consegnare al mondo un “capolavoro che rimarrà quando tutto il resto sarà scomparso”, l’unica opera, fra quelle umane, destinata a rimanere davvero. Per questo è fondamentale pensare innanzitutto alla felicità del figlio.

Quello che agli occhi del genitore potrebbe essere preso come  soddisfazione personale per Enrico diventa invece un vero e proprio servizio: fornire gli strumenti per vivere, per scegliere, per crescere e affrontare le difficoltà. Soprattutto nei momenti più difficili, quelli dell’adolescenza, in cui tutto può sembrare conflitto, in cui è complicato trovare risposte e avere le idee chiare. In cui però, come Medi afferma, ci si getta nelle esperienze con freschezza, con entusiasmo, con generosità. In quel  momento il ruolo del genitore è fondamentale.
A lui spetta il compito non solo di mantenere la disciplina, ma anche, e soprattutto, quello di favorire la crescita della virtù della fortezza, di una spina dorsale che congiunga tutti gli interni della persona. Una fortezza interiore, insomma, che si raggiunge solo aiutando il giovane a scegliere, a lottare per le cose, a decidere la strada che può sembrare migliore.
Enrico cerca di concretizzare le sue riflessioni nella propria esistenza e direttamente con i suoi cari. La dimensione privata, vissuta in armonia e pace, gli consente di affrontare con tranquillità tutti gli impegni (accademici, politici, religiosi) che si trova ad affrontare.

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