Enrico Medi verso gli altari

Lo scienziato nel ’55 rappresentò la Santa Sede alla Conferenza di Ginevra sull’uso pacifico del nucleare

Conclusa nel 2013 la fase diocesana del processo per la beatificazione del professor Enrico Medi, la Congregazione delle Cause dei Santi ha dichiarato la validità delle conclusioni del Tribunale costituito nel 1995 presso la diocesi di Senigallia (vedi documento inserito nella foto) e avviato la causa per il riconoscimento delle virtù eroiche del grande fisico e politico cattolico scomparso nel 1974. E in questi giorni che l’Onu tiene a New York la Conferenza Internazionale per il disarmo nucleare,  va ricordato che nell’agosto 1955 Pio XII volle Enrico Medi capo delegazione della Santa Sede alla conferenza di Ginevra sugli usi pacifici dell’energia atomica, problema che gli stava molto a cuore, essendo sempre più convinto che il progresso nel settore nucleare avrebbe avuto una positiva ricaduta sulla vita di tutti i popoli.

Le testimonianze raccolte hanno accertato quanto Medi fosse sensibile ai poveri, ai disagiati, agli indigenti. Con una generosità senza misura: durante la guerra di liberazione dall’occupazione nazista – ad esempio – si era offerto in ostaggio per salvare due persone che stavano per essere fucilate.

“Per poter penetrare il mondo interiore di Enrico Medi, bisogna ascoltarlo mentre parlava dell’eucarestia, di cui era pieno il suo cuore quando fluivano fervide ed entusiasmanti quelle parole che conquistavano le olle di tante città d’Italia”, scrisse l’Osservatore Romano commentando l’introduzione della causa presso la diocesi di Senigallia. “Medi – aggiunse il quotidiano vaticano – fu un credente e apostolo dell’Eucarestia. Ottenne di conservare il Santissimo Sacramento nella sua casa, in una cappella che egli curava con interesse particolare e aveva dedicato alla Sacra famiglia. In quella cappella, iniziava e chiudeva la giornata, soffermandosi in preghiera e in lunghe meditazioni”.

Nato nel 1911 a Porto Recanati trascorse l’infanzia (che coincise con la prima guerra mondiale) a Belvedere Ostrense, il paese della mamma, Maria Luisa Mei, ma poi la famiglia volle stabilirsi a Roma, per offrire ai figli migliori possibilità di studio e di carriera. Figlio di un medico molto stimato, il dottor Arturo Medi, dopo aver frequentato il collegio di S. Maria dei padri marianisti, poi l’istituto Massimo dei gesuiti, nel 1930 si iscrisse al corso di laurea in fisica, vivendo l’atmosfera dell’istituto di fisica di via Panisperna. Nella tesi di laurea, discussa con E. Fermi, affrontò questioni connesse alla allora recente scoperta del neutrone da parte di J. Chadwick. Dopo la laurea rimase nell’istituto, specializzandosi in fisica terrestre, ma contemporaneamente fu attivo nell’ambito della sezione romana Federazione universitaria cattolica italiana (FUCI) in un periodo di intenso dibattito interno sulla funzione e il ruolo di questa organizzazione, sulle scelte culturali e la formazione spirituale dei giovani universitari cattolici. Nel 1933 divenne per concorso assistente di ruolo; nel dicembre del 1938 conseguì la libera docenza in fisica terrestre e fu incaricato dell’insegnamento di fisica sperimentale nella facoltà di architettura di Roma; nel 1942 vinse il concorso per la cattedra di fisica sperimentale all’Università di Palermo. L’armistizio dell’8 sett. 1943 e la successiva occupazione tedesca di Roma non gli permisero di tornare in Sicilia e poté riprendere la normale attività didattica solo nell’anno accademico 1944-45. Fu poi chiamato all’Istituto nazionale di geofisica (ING) dove lavorò assiduamente per realizzare in Italia una rete di osservatori utili per acquisire dati geofisici, in vista della realizzazione di una carta sismica nazionale.

Enrico Medi era stato anche eletto all’Assemblea costituente nel 1946 nel collegio della Sicilia occidentale e nel 1948 alla prima legislatura. risultando il primo eletto nella circoscrizione della Sicilia occidentale, con 106.000 preferenze.

Tra i primi a trattare in Parlamento l’argomento delle fonti energetiche, Medi era convinto che l’energia nucleare avrebbe risolto i problemi energetici dell’Italia e del mondo, per questo invitava a guardare alle sue potenzialità negli usi pacifici, che potevano aprire spazi fino ad allora inimmaginabili. Durante la segreteria politica di Guido Gonella a Medi era stata affidato anche il ruolo di responsabile centrale dell’organizzazione del partito.

Nonostante le pressioni di numerosi colleghi e dello stesso Gonella, decise tuttavia di non presentarsi alle elezioni politiche del 1953, preferendo dedicarsi a tempo pieno alla ricerca scientifica e all’insegnamento universitario. Così negli gli anni Cinquanta promosse la rete degli osservatori geofisici in Italia. L’ING, a suo parere, doveva divenire sempre più un centro di ricerca scientifica nel campo della fisica terrestre, promuovendo anche servizi dei quali la vita della nazione aveva necessità, come una mappa costantemente aggiornata delle zone sismiche, la ricerca nel campo della meteorologia in favore dell’agricoltura e per lo sfruttamento dell’energia solare.

Negli stessi anni si impegnò all’interno del movimento Mondo migliore, creato dal gesuita Riccardo Lombardi che lo dirigeva insieme al più giovane confratello Virginio Rotondi. Iniziò quindi un’intensa attività di conferenziere che lo rese sempre più noto nella Chiesa italiana.

Tra il 1954 e il 1955, iniziò la sua attività di divulgatore scientifico attraverso il piccolo schermo, in un appuntamento settimanale con i telespettatori dedicato alle scoperte scientifiche, intitolato «Le avventure della scienza». Nel 1958 l’Italia lo indicò come suo commissario e vicepresidente nella Commissione europea per l’energia atomica (Euratom).

A causa dell’assenza per motivi di salute del presidente, il fisico nucleare francese L. Armand, spettò a lui tenere la prolusione della prima sessione del Consiglio dell’Euratom a Bruxelles il 25 gennaio 1958. Dopo il primo biennio fu confermato vicepresidente dell’Euratom, ma questo organismo non riuscì a decollare verso una politica energetica comune. L’ottimismo dell’idea – un’Europa unita e una scienza agganciata per la prima volta a un potere politico sopranazionale con autonomi mezzi economici, proprio personale e propri strumenti giuridici – si scontrava infatti con la realtà e il professor Medi presentò la lettera di dimissioni da vicepresidente protestando per il fatto che si stava dando maggiore importanza ai contratti verso enti dei singoli paesi che non a un vero e proprio piano comune di ricerca, svuotando in tal modo la ragione più profonda dell’esistenza stessa dell’Euratom. Rientrato in Italia si dedicò, oltre che all’attività scientifica nell’Istituto nazionale di geofisica e nell’Università di Roma, alle conferenze per cui era apprezzato e stimato nel mondo cattolico italiano. Nel 1968 Medi fu annoverato da Paolo VI tra i consultori della Città del Vaticano, una nuova istituzione che doveva offrire pareri e suggerimenti alla Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano. Nello stesso anno, in occasione delle elezioni politiche, la Democrazia cristiana gli offrì di candidarsi per il Senato nel difficile collegio di Trieste: si avvertiva il bisogno, infatti, di un personaggio capace di recuperare voti anche al di fuori dell’elettorato della DC. Tuttavia, dopo una serrata campagna elettorale, dal 29 aprile al 18 maggio, durante la quale parlò nelle piazze di Trieste, negli alberghi, nelle parrocchie, incontrando i giovani della locale Lega missionaria studenti, di cui era stato tra i fondatori alla fine degli anni Venti, e varie organizzazioni dell’Azione cattolica, perse la battaglia per il seggio senatoriale per soli 3000 voti (ne ebbe 76.385). Dopo l’approvazione della legge sul divorzio fu tra i promotori del comitato per il referendum abrogativo.

Nel giugno del 1971 era stato candidato alle elezioni amministrative della capitale e, con 73.000 preferenze, risultò primo fra gli eletti; tuttavia, nella dirigenza romana della DC prevalsero ragioni politiche diverse e la poltrona del Campidoglio rimase al sindaco uscente Clelio Darida, mentre Enrico Medi rimase in Campidoglio come capogruppo della compagine democristiana. Nonostante un male incurabile lo stesse minando dal 1970, partecipò, dietro sollecitazione del partito, alle elezioni politiche del 1972 nella circoscrizione di Roma risultando tra i primi eletti del Lazio. Morì a Roma il 26 maggio 1974 e il 26 maggio 1995 la diocesi di Senigallia ha introdotto la postulazione della causa per la sua beatificazione.

Medi è stato un grande scienziato e politico ma soprattutto un apostolo. “Se non ci fosse pericolo di essere fraintesi, verrebbe da dire che il cristianesimo è esattamente scientifico; ma la verità è un altra, è che la scienza per natura sua è cristiana: cioè ricerca della verità, cioè attenta indagine su quella che è la volontà di Dio che si esprime nell’ordine naturale (scienza) e nell’ordine soprannaturale (fede e teologia). Quindi è inconcepibile e assurdo qualsiasi ipotetico contrasto fra fede e scienza, fra vero progresso scientifico e teologia e morale”, affermava, fermamente convinto che Scienza e Fede fossero in continuo dialogo e superassero ogni ostacolo grazie all’intervento della filosofia che offriva alla scienza stessa gli strumenti per operare e soprattutto la possibilità di sintetizzare e raccogliere il materiale via via accumulato.

“La filosofia ha i suoi metodi e i suoi fini, la scienza metodi e finalità proprie, ma esse non possono , pur nella distinzione, ignorarsi. Nell’ultimo fine della verità di incontrano, si aiutano , si intendono. La scienza porge alla filosofia i risultati delle sue certezze, la filosofia offre alla scienza la potenza della sua luce”, aveva detto nel discorso tenuto alla conferenza L’avvenire della scienza a Roma presso l’Angelicum, l’Università San Tommaso, nel ’50. Medi che fu anche un discepolo di Padre Pio, professava “incredulità”  davanti all’ateismo, che considerava una vera e propria follia, mentre riteneva che la fede riceve conforto dalla scienza: “sempre nuove armonie – scrisse – si schiudono al pensiero, la profondità dei misteriosi appaiono sempre più nella luminosa composizione del disegno del creatore, che, facendo l’uomo signore della terra, centro della creazione e dell’universo, lo ha chiamato ad una vita soprannaturale”.

Secondo Medi, “la rivelazione e la teologia hanno illuminato e permesso il nascere e lo sviluppo della scienza”.

Grazie a padre Lombardi e padre Rotondi, Enrico Medi incontrò Papa Pio XII nel ’46.  “Come ti ho scritto sabato sono stato ricevuto dal Santo Padre nel suo studio privato: per la prima volta ho parlato col Papa seduto alla sua presenza. La bontà del santo Padre, l’acutezza e paternità sono doti singolari che ha avuto da Dio. Ho affidato a Lui studi, politica e famiglia. Mi hanno dato un Rosario bianco per te e uno nero per la creatura che deve nascere” scrisse alla moglie Enrica Zanini, laureata in chimica e farmacia, dalla quale ebbe 6 figlie. Ben presto il rapporto si trasformò in qualcosa di più di una semplice conoscenza, il Santo Padre mostrava verso Enrico Medi un amore paterno, si fidava di lui e lo stimava. Il professore divenne il suo tramite col mondo scientifico, il suo traduttore e consigliere.

Alla prima Conferenza Internazionale sugli usi pacifici dell’energia atomica che ebbe luogo a Ginevra, Papa Pio XII lo aveva inviato come capo della delegazione Pontificia e la Conferenza fu per lui un’importante occasione per entrare in contatto con ambienti cattolici soprattutto giovanili, giornali italiani ed esteri. Resta a testimonianza di quell’impegno un suo intervento, in francese a chiusura della conferenza della quale il professore serberà negli anni un grande ricordo.

Ed anche con Paolo VI ebbe poi un rapporto ultrapersonale, tanto che il Papa gli inviò come suggello di eterna amicizia un esemplare in argento della medaglia del Concilio. Più avanti lo volle parte della Consulta del Laici dello Stato Vaticano. Nell’’85 infatti quando Papa Giovanni Paolo II affrontò l’argomento “Gli uomini di scienza e Dio”, non poté non fare riferimento a quel figlio che tanto valorosamente e umilmente mise al servizio di Dio e del suo rappresentante in terra le sue conoscenze scientifiche: ”Sarebbe assai bello far ascoltare in qualche modo le ragioni per cui non pochi scienziati affermano positivamente l’esistenza di Dio e vedere da quale personale rapporto con Dio, con l’uomo e con i grandi problemi e valori supremi della vita essi stessi sono sostenuti. Basti qui il riferimento ad uno scienziato italiano, Enrico Medi, scomparso pochi anni or sono”.