Il fisico Enrico Medi, dall’allunaggio alla Santità

«Scusa, Tito, ma chi è quel signore in studio da voi che spiega così bene quello che sta accadendo e rende tanto facilmente assimilabili concetti scientifici piuttosto difficili per il grande pubblico televisivo?!» chiese meravigliandosi il corrispondente della Rai, da New York, il mitico Ruggero Orlando al più giovane collega Tito Stagno che coordinava insieme con Andrea Barbato e Piero Forcella la diretta tv ‘del secolo’ quella notte del 20 luglio 1969 quando l’uomo andò sulla Luna.

 

L’avvenimento era seguito sul pianeta Terra da 600 milioni di persone, tutti in attesa del primo passo sulla superficie lunare di Neil Armstrong, comandante della missione Usa, denominata Apollo 11, e di Buzz Aldrin mentre Michel Collins era rimasto a controllare l’operazione a bordo della navicella spaziale Columbia.

Lanciata 4 giorni prima, il 16 luglio, da Capo Kennedy, ex Cape Canaveral. Già chi era quel sorridente e bellissimo signore di cui Orlando, che con Stagno avrebbe conteso la paternità dell’annuncio del primo passo sul satellite terrestre, la paternità?

Domandare chi fosse il portorecanatese Enrico Medi, fisico, politico, accademico, padre Costituente, laureato a 21 anni con una tesi rivoluzionaria sul neutrone, libero docente a 26, ordinario a 31, vicepresidente dell’Euratom, primo divulgatore scientifico in tv già negli anni 50, era già una vera gaffe per Orlando, giustificata appena dal fatto che il più noto corrispondente Rai era praticamente da sempre negli States e quindi un po’ all’oscuro degli affari italiani.
Ma tant’è: la sua domanda fece conoscere praticamente a tutti gli italiani, incollati al video in quel Moon day, il professor Enrico Medi al pari del maestro Alberto Manzi che aveva alfabetizzato il Paese nel dopoguerra con la storica trasmissione ‘Non e’ mai troppo tardi’.

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Articolo tratto da: CronacheAncona.it

di Maurizio Verdenelli