10 Dic “Luna” di Bruno Vespa
“Luna” di Bruno Vespa non è solo il ripercorrere la memorabile notte di 50anni fa (20 luglio del 1969) quando fu Neil Armstrong il primo uomo a mettere piede sulla luna quando sarebbe toccato a Buzz Aldrin.
Già perché proprio lui ? Da questa osservazione il libro di Vespa svela i tanti retroscena sconosciuti al grande pubblico, ma soprattutto ci fa rivivere le ansie e le emozioni di quella memorabile notte non senza ricordare i tanti che l’hanno vissuta in prima persona dallo Studio 3 ove era in corso la diretta con Houston.
Tra i tanti c’era Enrico Medi, nostro padre che Bruno Vespa ha voluto citare in diverse pagine ricordando la sua carriera scientifica e il commento che su di lui fece il giorno dopo l’evento, il giornalista Roberto Franchini sul quotidiano” La Stampa”.
Grazie Bruno!
Riportiamo di seguito alcuni brani tratti dal libro “LUNA” di Bruno Vespa
Era il 20 luglio ’69. Avevo compiuto venticinque anni da nemmeno due mesi e dall’inizio di giugno ero entrato in televisione, dopo aver vinto un concorso.
Discesi d’un fiato i quattro piani della scala elicoidale che portava dal quarto piano del telegiornale al pianoterra dello Studio 3 e mi fermai sulla soglia a guardare Tito Stagno, Andrea Barbato, il redattore scientifico Piero Forcella e il professar Enrico Medi che avevano appena commentato lo sbarco. Mi sentii come – diciannove anni dopo- Totò, il bambino di Nuovo cinema Paradiso, che guarda di nascosto lo spettacolo più bello del mondo.
La lunga attesa della passeggiata lunare prevista per le 4:57 italiane fu riempita nello Studio 3 di via Teulada a Roma da interviste a Michelangelo Antoniani, ad Alfonso Gatto, ad astronomi e quant’altro. Era ormai l’alba e gli ospiti di Andrea Barbato e Tito Stagno erano disfatti dalla stanchezza. Soltanto il professar Enrico Medi dava, senza cedimenti, prova della sua abilità divulgativa chiedendosi quale scenario naturalistico avrebbero trovato i due astronauti sulla Luna: “Sulla Luna manca l’azzurro del cielo, perché l’azzurro sulla Terra è dovuto alla diffusione delle lunghezze d’onda più brevi. Lì non c’è diffusione dell’ atmosfera, però ci sono i raggi che vengono riflessi dalle masse rocciose. Perciò è probabile che in certe direzioni non vedano le stelle perché c’è la luce riflessa delle rocce lunari, mentre in altre direzioni dovrebbero vederle“.
“Il professar Medi ha condotto per mano i telespettatori nel ‘Mare della Tranquillità‘. – annotò Roberto Franchini su La Stampa del 23 luglio- Ha parlato pacatamente con i toni dello scienziato che rifugge dai toni accademici e vuoi farsi capire da tutti”. Cattolico, deputato democristiano all’Assemblea costituente, Medi si era dimesso nel ’64 da vicepresidente dell’Euratom l’organismo europeo per lo studio dell’energia nucleare – perché i finanziamenti erano stati ridotti fin quasi a scomparire. La sua popolarità dopo le notti lunari diventò enorme.
Stagno racconta che in una fase di quella interminabile diretta, lui e Barbato si tolsero la giacca: il condizionamento dello studio era vanificato da ore e ore di luci potentissime. Dopo qualche minuto, arrivò al caposervizio di turno la telefonata di Villy de Luca, direttore del telegiornale, che imponeva l’immediato ripristino della divisa da mezzobusto. I due conduttori obbedirono, ma al primo, brevissimo intervallo, si sfilarono i pantaloni. Non potendo dare sollievo alla parte visibile del corpo, lo diedero a quella invisibile. Restarono a lungo in calzini e slip con gran godimento del personale di studio e senza che gli illustri ospiti se ne accorgessero.
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