Enrico Medi e lo sbarco sulla luna

L’evento che diede modo a Medi di rimanere nella memoria storica di tutti gli italiani fu lo sbarco sulla luna del 1969, che egli commentò in diretta dallo studio della RAI insieme ad altri conduttori. La trasmissione durò ben ventotto ore e fu una vera e propria maratona mediatica con le informazioni che arrivavano da Houston sulle varie fasi di allunaggio e che trovavano spesso conferma nelle parole pronunciate in anticipo dal professor Medi, il quale andava prevedendo tutti i passaggi necessari per lo sbarco. 


«L’hanno chiamata la notte della luna, ma per noi (gli amici Stagno e Forcella a un tavolo, Barbato con me ad un altro tavolo di fronte) era impossibile sapere se fosse notte o giorno. [ … ] Mi sono sentito come una persona partecipante direttamente alla fantastica impresa, e quindi impegnato a seguirne le varie fasi, in qualità di responsabile! Non vi era spazio per le emozioni, per le considerazioni di carattere generale e umano. Arrivavano i messaggi da Houston, le parole degli astronauti, le comunicazioni delle varie emittenti del mondo, i telex scritti … in base a pochi dati essenziali era necessario sviluppare cal­coli, fare previsioni, interpretare avvenimenti, parole, immagini, e tradurre tutto in linguaggio chiaro, comprensibile ed esatto».

 

Fu proprio questa chiarezza nello spiegare processi com­plessi e articolati delle dinamiche spaziali che mossero tutti i presenti in studio, e in generale tutta la gente a casa, a fare i complimenti al professor Medi, come se egli stesso avesse partecipato allo sbarco lunare. Del contributo che aveva dato alla trasmissione Medi disse: «Me ne sono accorto a casa mia, quando ho visto tutti sorridere e dirmi bravo. Bravo di che? Come se tornassi proprio io da sorella luna. Però … mi sono commosso quando il giorno dopo, alla seduta in Facoltà, con tanta cara amicizia, i miei colleghi mi hanno accolto con un ap­plauso e ho sentito il Presidente ringraziarmi per aver onorato la Fisica agli occhi di tutta la nazione. Allora mi sono veramen­te convinto che scoprire il cuore degli uomini è molto più bello che accarezzare il volto della luna».

Alla scoperta del cuore dell’uomo il professore si dedicò fino alla fine dei suoi giorni, senza risparmiarsi mai, anche quando iniziarono i primi sintomi di quel male che lo portò in poco tempo alla morte.